Domande frequenti sulla sostenibilità nel settore dei servizi finanziari

Il questionario di profilatura MiFID2 si arricchisce con le preferenze di sostenibilità

A partire dal 20 novembre 2023 la Banca metterà a disposizione il questionario MiFID2 aggiornato con una nuova sezione “ESG” dedicata alle preferenze di sostenibilità.

Tutti i clienti che operano sui prodotti finanziari saranno chiamati ad aggiornare il questionario fornendo le risposte per conoscere la competenza ed esperienza finanziaria, la situazione finanziaria e gli obiettivi di investimento, tra cui le preferenze si sostenibilità: tutte informazioni che servono per individuare gli strumenti finanziari più adeguati alle esigenze del cliente.

Le nuove domande del questionario raccolgono le eventuali preferenze del cliente verso investimenti in attività attente allo sviluppo sostenibile dell’ambiente, agli equilibri sociali e alle buone prassi nel governo societario. In particolare, le risposte al questionario sono mirate a comprendere se il cliente abbia o meno interesse per questo tipo di investimenti e, se si, su quale tipologia di investimenti sia maggiormente interessato ed in che misura egli intenda effettuare questi investimenti.

La valutazione di adeguatezza, considererà gli investimenti non più soltanto sotto il profilo rischio-rendimento del cliente, ma anche rispetto alle preferenze di sostenibilità espresse dal cliente stesso.

In prospettiva, ciò consentirà nel tempo di accrescere le conoscenze dei clienti circa gli investimenti con caratteristiche di sostenibilità e creare una cultura sul tema.

Se il cliente, in base alle risposte date nel questionario, riceverà una valutazione non adeguata rispetto al suo profilo ESG, potrà dare seguito all’operazione?

Si, qualora l’operazione di investimento risulti adeguata alle caratteristiche finanziarie dell’investitore (profilo rischio-rendimento), ma non coerente con le preferenze di sostenibilità espresse e nessun altro strumento finanziario offerto le soddisfi, la normativa consente al cliente di dare comunque corso all’operazione “adattando” le proprie preferenze in relazione a quella singola operazione.

  1. Perché parliamo di sostenibilità?

    La sostenibilità è la nuova sfida economica e ambientale lanciata per lasciare anche alle generazioni future le risorse del Pianeta Terra, come aria, acqua potabile, suolo che non sono illimitate. La sostenibilità si sviluppa su tre assi: economico, ambientale e sociale, come delineato dall’Agenda 2030 dell’Onu che individua le azioni che debbono essere intraprese per tutelare le generazioni future.

    La finanza ha deciso di raccogliere la sfida della sostenibilità mettendo in campo risorse finanziarie dedicate, incentivando l’inserimento del tema nelle linee strategiche aziendali e adeguando i prodotti finanziari alle nuove indicazioni e Regolamenti europei.

  2. Quali aspetti riguardano le preferenze di sostenibilità nell’ambito degli investimenti?

    Le preferenze di sostenibilità riguardano l’interesse del cliente ad affiancare agli obiettivi finanziari (quali, ad esempio, la protezione del capitale investito, la ricerca di un rendimento più o meno elevato, la durata dei propri investimenti) anche obiettivi di investimento connessi alla sostenibilità dell’ambiente, agli equilibri sociali e alle buone prassi nel governo societario.

    Nell'ambito degli investimenti, che cosa si intende per fattori e rischi ambientali, sociali e di buon governo societario (in sintesi ESG)?

    Tali fattori si riferiscono a tre temi fondamentali per la sostenibilità:

    • l’ambiente (fattore E di “Environmental”) misurabile mediante indicatori concernenti l’impiego di energia, l’impiego di energie rinnovabili, l’utilizzo di materie prime e di risorse idriche e l’uso del suolo, la produzione di rifiuti, le emissioni di gas a effetto serra nonché l’impatto sulla biodiversità e l’economia circolare;
    • il sociale (fattore S di “Social”) che contribuisce a un obiettivo sociale, in particolare un investimento che contribuisce alla lotta contro la disuguaglianza, o che promuove la coesione sociale, l’integrazione sociale e le relazioni industriali, o un investimento in capitale umano o in comunità economicamente o socialmente svantaggiate;
    • il buon governo societario (fattore G di “Governance”), che mira a creare strutture di gestione solide e rispettose delle relazioni con il personale, della remunerazione del personale e degli obblighi fiscali.

    Questi fattori, in sintesi ESG, mirano a generare investimenti che non arrechino danno significativo a nessuno degli obiettivi di sostenibilità e vengono usati nel settore finanziario per misurare, valutare, monitorare e rendere comparabili le performance ambientali, sociali e di buon governo dei prodotti finanziari.

  3. Che cosa si intende per “investimento sostenibile”?

    La normativa europea definisce come “sostenibile” un investimento in un’attività economica che:

    • Contribuisce a un obiettivo ambientale, misurato, ad esempio, mediante indicatori chiave di efficienza delle risorse concernenti l’impiego di energia, l’impiego di energie rinnovabili, l’utilizzo di materie prime e di risorse idriche e l’uso del suolo, la produzione di rifiuti, le emissioni di gas a effetto serra nonché l’impatto sulla biodiversità e l’economia circolare; un investimento in un’attività economica che contribuisce a un obiettivo sociale, in particolare un investimento che contribuisce alla lotta contro la disuguaglianza, o che promuove la coesione sociale, l’integrazione sociale e le relazioni sociali oppure un investimento in capitale umano o in comunità economicamente o socialmente svantaggiate

    A condizioni che:

    • tali investimenti non arrechino un danno significativo a nessuno di tali obiettivi (anche detto principio “do no significant harm”)
    • le imprese che beneficiano di tali investimenti rispettino prassi di buona governance, in particolare per quanto riguarda strutture di gestione solide, relazioni con il personale, remunerazione del personale e rispetto degli obblighi fiscali.

    Sono state stabilite regole uniformi e trasparenti di comunicazione, rese dagli operatori finanziari (la normativa ‘SFDR’), che permettono al pubblico di comparare gli strumenti finanziari e di stabilire se essi abbiano ad oggetto investimenti sostenibili.

    In base alla rilevanza dei criteri ESG all’interno di un prodotto finanziario e al livello di dettaglio delle informazioni fornite, si individuano tre distinte categorie, con un crescente livello di trasparenza e di impatto dei fattori ESG sull’investimento:

    • Prodotti finanziari “Grey”, non focalizzati sulla sostenibilità (art. 6 SFDR),
    • Prodotti finanziari “Light Green”, che hanno un obiettivo principalmente finanziario ma possono promuovere al contempo caratteristiche sociali o ambientali, o possono includere in parte investimenti sostenibili (art.8 SFDR),
    • Prodotti “Dark Green”, che hanno come obiettivo principale gli investimenti sostenibili e rispettano in pieno tutti i principi precedentemente elencati.

    La SFDR ha anche previsto un obbligo di trasparenza sui ‘PAI’ (c.d. Principal Adverse Impact): gli intermediari finanziari sono chiamati a prendere in considerazione i principali effetti negativi derivanti dalle decisioni di investimento sui fattori di sostenibilità. Sono previsti una serie di indicatori che permettono di quantificare se ed in che misura in investimento o prodotto finanziario possa causare, aggravare o essere direttamente collegato ad un effetto negativo sui fattori di sostenibilità.

    Inoltre, per quanto riguarda i fattori ambientali (lettera E), la tassonomia verde dell’Unione Europea ha tradotto gli obiettivi ambientali e climatici in criteri di classificazione delle attività economiche “sostenibili” dal punto di vista ambientale. I prodotti finanziari devono quindi indicare se ed in che misura un investimento sia effettivamente sostenibile, con specifici indicatori e percentuali di investimento.

  4. Cosa si intende per investimenti in attività che rispettano determinati requisiti di tutela dell'ambiente (mitigazione/adattamento ai cambiamenti climatici, uso sostenibile delle risorse, prevenzione/ riduzione dell'inquinamento, etc.)?

    Questa tipologia investimenti, anche denominati “Dark green”, pongono la massima attenzione nei confronti dei fattori ESG e sono costituiti da strumenti finanziari che investono in attività sostenibili con obiettivi misurabili tramite un parametro di riferimento predeterminato. Possono, ad esempio, contribuire ad un obiettivo ambientale, misurato mediante indicatori chiave di efficienza nell’uso delle risorse naturali, oppure possono avere ad oggetto un’attività economica che contribuisce ad un obiettivo sociale, quali ad esempio un investimento che contribuisce alla lotta contro la disuguaglianza, o che promuove la coesione sociale, l’integrazione sociale e le relazioni industriali, a condizione che tali investimenti non arrechino un danno significativo a nessuno di tali obiettivi e che le imprese che beneficiano di tali investimenti rispettino prassi di buona governance. Questa tipologia di strumenti sono classificabili come “Art. 9” ai sensi del Regolamento SFDR.

  5. Cosa si intende per attività che contribuiscono ad obiettivi ambientali o sociali (quali, ad esempio, la lotta contro la disuguaglianza, la promozione della coesione sociale, dell'integrazione sociale, delle relazioni industriali, il sostegno alle comunità economicamente o socialmente svantaggiate)?

    Le attività che contribuiscono ad obiettivi ambientali, sociali o di buon governo societario fanno riferimento alle attività economiche o investimenti che prendono in considerazione uno o più fattori di sostenibilità. Un prodotto finanziario può promuovere, assieme agli obiettivi di rendimento finanziario, anche altri obiettivi ambientali, sociali o di governance. Tali prodotti sono detti “Light green”.

  6. Cosa si intende per investimenti in attività che considerano gli impatti negativi sui fattori di sostenibilità (c.d. P.A.I.)?

    Quando un investimento (o una consulenza) prende in considerazione gli impatti negativi sui fattori di sostenibilità, vuol dire che sta considerando se ed in che misura l’investimento stesso possa generare o aggravare tali effetti negativi. Sono stati definiti 64 indicatori, con relative metriche per la misurazione. Gli intermediari sono chiamati ad indicare in maniera trasparente quali fattori di sostenibilità possono essere impattati dalle proprie attività economiche o dai propri prodotti finanziari.

  7. Quali sono le tipologie di impatto previste per i principali impatti negativi sui fattori di sostenibilità?

    Gli indicatori indicati dalla normativa si applicano sia all’attività degli intermediari finanziari, sia alle attività di investimento incluse nei loro prodotti finanziari, e sono relativi a due macro aree:

    • Tematiche ambientali e cambiamenti climatici (quali, ad esempio, i gas serra, l’impronta carbonica, la biodiversità, i rifiuti)
    • Tematiche sociali e di lavoro, rispetto dei diritti umani, anticorruzione.
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